Il significativo calo dei consumi dovuto al COVID-19 ha portato alla più grande riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) mai registrata dalla Seconda guerra mondiale. Lo si apprende da Capgemini, che ha pubblicato la ventiduesima edizione del World Energy Markets Observatory. Il rapporto si concentra sul trend registrato relativamente a transizione energetica, energie rinnovabili e progressi nelle tecnologie per lo stoccaggio, problematiche relative al cambiamento climatico ed evoluzione del mercato dell’energia.
Dal documento si apprende che la crescita della domanda di energia è rallentata, con i consumi che sono aumentati di appena lo 0,7% rispetto al 2,2% del 2018. Se da un lato le emissioni globali hanno continuato ad aumentare dello 0,6% nel 2019 (il livello più alto mai raggiunto), dall’altro quelle del settore energetico sono diminuite dello 0,4% a causa di un mix di fattori, tra cui il passaggio dal carbone al gas, l’incremento nell’utilizzo delle rinnovabili e il miglioramento dell’efficienza energetica. Le stime prevedono una diminuzione delle emissioni tra il 7 e l’8% nel 2020, come risultato delle restrizioni agli spostamenti e del forte rallentamento dell’attività industriale. Quanto agli investimenti in energie rinnovabili, essi rappresentano più della metà di quelli globali per la produzione di energia elettrica, in misura maggiore nei paesi sviluppati rispetto a quelli in via di sviluppo, che continuano a costruire impianti a carbone e a gas per soddisfare la forte espansione della domanda di energia elettrica. Con la crescita del mercato delle rinnovabili e il progresso tecnologico, il costo dell’energia eolica e solare ha registrato una nuova riduzione di oltre il 10% nel 2019, con un calo costante mese dopo mese.
Parallelamente all’aumento della quota di produzione di rinnovabili intermittenti (energia solare ed eolica) cresce l’importanza della questione del bilanciamento in rete e della sicurezza dell’approvvigionamento, che potrebbe essere compromessa. Questa situazione è emersa quest’anno sia in Europa sia negli Stati Uniti: ad aprile 2020, durante il lockdown, con la diminuzione del consumo di energia elettrica in Europa e condizioni climatiche più favorevoli dovute a maggior luce e vento, si è registrato un aumento delle quote di energia rinnovabile all’interno della rete fino al 60-70%. La stabilità della rete richiede asset per una produzione programmata, capacità di stoccaggio o flessibilità di consumo funzionale. Capgemini identifica diversi modi per migliorare l’equilibrio della rete laddove questa presenti un’elevata quota di fonti rinnovabili, in particolare attraverso una migliore previsione della produzione di energia, opzioni di stoccaggio a zero emissioni di carbonio e, soprattutto, sviluppo a breve termine di batterie e altre tecnologie a idrogeno. Far leva su digitalizzazione, intelligenza artificiale e automazione per ottenere una maggiore precisione nel prevedere e gestire la domanda, così come implementare la smart grid su scala rappresentano strategie per migliorare la gestione di un mix energetico ben distribuito. L’evoluzione delle normative dovrebbe inoltre introdurre incentivi che stimolino segnali economici positivi e il giusto tipo di investimenti.
A cura di www.e-gazette.it