Si apre una nuova era per l’energia pulita: dopo la spinta delle politiche e degli incentivi pubblici, oggi gli investimenti sono stimolati dal mercato e dai consumatori, che sono i primi a scommettere sulle energie verdi e a fare da traino a uno sviluppo più sostenibile, sostituendo in parte policy maker e incentivi pubblici. È una delle novità che emerge dalla nuova edizione del Rapporto Annuale Irex “Il sistema elettrico italiano e le rinnovabili. Mercato, decarbonizzazione, infrastrutture”, presentato a Roma nella sede del GSE. I grandi consumatori (industrie energivore, alimentari e big player dell’IT) scelgono sempre più politiche di acquisto dell’energia che puntano sul green. L’analisi delle prime 100 aziende italiane per fatturato mostra che il 23% utilizza solo energia rinnovabile, mentre circa il 35% copre con questa più della metà dei suoi consumi. Anche i consumatori retail puntano sempre più sulle rinnovabili e sull’autoconsumo, grazie anche alla diffusione dei prosumer, delle comunità energetiche e degli aggregatori.
Gli investimenti e le tendenze strategiche - Gli investimenti italiani nel 2018 sono stimati in 11,3 miliardi di euro per 10,8 GW di potenza. Il dato è in diminuzione del 16% rispetto al 2017, che aveva segnato il record storico, ma rimane ben al di sopra di quelli del 2016. La crescita interna ha coperto il 33% della potenza e il 42% del valore. Mentre il 63% delle iniziative ha avuto luogo in Italia, gran parte degli investimenti (2,7 miliardi di euro per 2,5 GW) sono stati sviluppati all’estero. L’eolico cresce, arrivando al 62% della potenza totale, pari al 48% del valore, con oltre la metà delle operazioni all’estero. Il fotovoltaico copre il 31% della potenza ed il 37% del valore. Nel 2018 il peso delle operazioni dell’idroelettrico è sceso al 5%, mentre è cresciuto quello delle biomasse (7% pari a 340 milioni) grazie anche agli incentivi per il biometano.
L’industria elettrica europea - La transizione energetica ha già spinto le venti maggiori utility europee a pianificare 78 GW di nuovi impianti rinnovabili entro il 2025. Le Top 20 coprono il 45% della capacità di generazione europea e il 32% di quella rinnovabile, pari a 166 GW. A questi si aggiungono circa 62 GW nel resto del mondo, arrivando così a un totale di 228 GW. L’Europa continua però a perdere peso (72,8% della potenza contro l’81,5% nel 2010). Aumenta invece l’incidenza delle attività extraeuropee. L’America Latina sale, infatti, al 15% degli investimenti, restando la prima meta, seguita dal Nord America (9,6%). La capacità estera è aumentata del 40% tra il 2010 e il 2017, arrivando a circa il 50% del totale. L’evoluzione coinvolge anche le major oil&gas, che iniziano ad investire nelle rinnovabili e nell’economia circolare.
Calano ancora i costi delle rinnovabili - In linea con il trend degli ultimi anni, continuano a scendere in Europa i costi di eolico e fotovoltaico. Il LCOE medio (costo di generazione nell’arco di vita dell’impianto) dell’eolico è diminuito del 2% rispetto al 2017 e si attesta a 43,3 €/MWh. L’Italia rimane la più costosa, con 61,5 €/MWh contro il minimo di 35 dei Paesi Bassi. Quello del fotovoltaico è stimato in 68,5 €/MWh per gli impianti commerciali e 58,8 per quelli utility scale, in discesa rispettivamente del 12,7% e del 7,6%. Anche nel fotovoltaico utility scale, il LCOE italiano risente dei maggiori costi del sistema economico e normativo.
A cura di www.e-gazette.it