Relazione Autorità. Acqua: la spesa media è di 306 euro a famiglia

Per ARERA la spesa per l’acqua presenta una elevata variabilità anche nella stessa area. Il 10% della popolazione si trova in condizioni ottimali per qualità

Nel 2018 la spesa media annua per il consumo idrico sostenuta da parte di una famiglia tipo di 3 persone è stata di 306 euro (in aumento di 3 euro rispetto al 2017). Il dato emerge dalla relazione annuale presentata in Parlamento da Stefano Besseghini, presidente di Arera, l’autorità che ha la delega sul settore idrico. Nel documento si spiega che, a livello geografico, questo valore presenta una elevata variabilità anche nell'ambito della stessa area:  nel Nord-Ovest, la famiglia tipo con un consumo di 150 metri cubi di acqua l'anno è chiamata a sostenere un esborso annuale per il servizio idrico pari, in media, a 244 euro l'anno, valore compreso tra un minimo di 112 euro l'anno e un massimo di 524 euro l'anno.  Scomputando le diverse voci che compongono il corrispettivo pagato dagli utenti domestici si osserva che il 39% della spesa è imputabile al servizio di acquedotto, per il quale si spendono a livello nazionale 121,1 euro l'anno, mentre per i servizi di fognatura e depurazione si pagano rispettivamente 39 euro l'anno (il 13% del totale) e 89 euro l'anno (con una incidenza del 29%).

Tra i temi affrontati nella relazione sulla gestione idrica anche quelli della qualità dell’acqua erogata e depurata e le perdite di rete. Per quanto concerne la qualità dell’acqua distribuita attraverso i sistemi di acquedotto, l’analisi dei dati raccolti da ARERA mostra che il 10% della popolazione si trova in condizioni ottimali (classe A, caratterizzata in particolare dall’assenza di ordinanze di non potabilità nell’anno in corso), circa la metà del campione si colloca in una situazione intermedia e il restante 40% circa è in situazione critica. Anche in questo caso si trova una differenza geografica molto forte tra la popolazione servita da gestori in condizioni di eccellenza, con una prevalenza nel Nord-Ovest dove il 20% è in classe A. Le situazioni di criticità sono invece  più rappresentate nel Sud e isole (66% in classe E) e nel Centro Italia (47% in classe E).

Quanto poi alla qualità dell’acqua depurata, l’Autorità fa sapere di voler consolidare ulteriormente l’obiettivo di tutela ambientale attraverso l’introduzione di questo macro-indicatore nell’ambito della regolazione della qualità tecnica. A livello geografico, il tasso di superamento dei limiti nei campioni di acqua reflua scaricata è pari in media al 12,8%, con le aree del Nord-ovest e del Centro sostanzialmente allineate, le regioni meridionali e insulari con un valore pari a più del doppio del dato nazionale, mentre il Nord-est si caratterizza per un valore di poco superiore all’8%.

Infine le perdite di rete. Le maggiori criticità in materia di perdite d’acqua sono in corrispondenza dell’area Sud e Isole (dati 2016). L’analisi dei dati delle perdite idriche lineari e percentuali restituisce valori medi nazionali rispettivamente pari a 23,1 m3/km/gg e 42,4%, confermando forti differenze a livello territoriale. Nello specifico si rilevano valori di perdite più contenuti al Nord e valori medi molto elevati al Centro e nel Sud e Isole, dove circa la metà della risorsa idrica immessa nei sistemi di acquedotto viene dispersa.

A cura di www.e-gazette.it