Efficienza energetica nelle imprese, cosa fare per tagliare i costi

Per ridurre il peso del caro-bollette, le aziende puntano sul miglioramento dell’efficienza energetica del ciclo produttivo grazie alle diagnosi energetiche fornite da Energy manager ed e.s.co

La transizione energetica, una delle più grandi sfide future per il nostro Paese -  oggi aggravata dalle conseguenze della crisi internazionale - costringerà il nostro sistema industriale ad accelerare il percorso di efficienza energetica del ciclo produttivo. La corsa dei prezzi dell’energia non sta solo mettendo a dura prova la ripresa post-pandemia, ma sta anche minando la sopravvivenza stessa delle aziende, spesso costrette a spegnere impianti e macchinari per effetto del  caro-bollette. Ecco che torna dunque urgente il ricorso a strumenti gestionali per consumare meno e meglio elettricità e gas. 

I numeri dell'efficienza energetica

Lo strumento principale per conoscere e intervenire efficacemente è sicuramente la diagnosi energetica, che consente un'analisi dell’andamento dei consumi presso l'unità produttiva. Secondo i dati del Rapporto annuale sull’efficienza energetica 2021 di Enea sono state eseguite 759 diagnosi energetiche, da parte di 495 imprese. Di queste, 476 si sono dichiarate Grandi Imprese e 241 imprese energivore. La gran parte delle diagnosi sono pervenute da siti produttivi situati nelle regioni italiane a maggior sviluppo industriale, ovvero la Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Veneto e il Piemonte. La scomposizione per settore permette di osservare che i settori maggiormente rappresentati sono quello delle attività manifatturiere e quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio: da sole, le diagnosi di questi due settori rappresentano circa il 62% di tutte le diagnosi pervenute ad ENEA. 

Cos’è la diagnosi energetica

La diagnosi energetica, o audit energetico, è una procedura sistematica mirata a ottenere un’adeguata conoscenza del profilo di consumo energetico di un edificio o gruppo di edifici, di una attività o impianto industriale o commerciale o di servizi pubblici o privati, a individuare e quantificare le opportunità di risparmio energetico sotto il profilo costi-benefici e a rife¬rire in merito ai risultati.

Con il Decreto Legislativo n° 102 del 4 luglio 2014 l’Italia ha recepito la Direttiva sull’Efficienza Energetica, stabilendo che le grandi imprese e le imprese a forte consumo di energia sono soggetti obbligati a svolgere diagnosi energetiche presso i propri siti produttivi. Poi, con il Decreto Legislativo n° 73 del 14 luglio 2020,  l’Italia ha recepito la Direttiva 2018/27/UE, che ha modificato e adeguato alcune parti della norma precedente. Nella fattispecie, è stato introdotto un comma che esonera dall’obbligo di diagnosi energetica le grandi imprese con un consumo annuo complessivo inferiore a 50 tep.

La diagnosi energetica e la conseguente applicazione degli interventi di efficientamento che essa indica permettono di conseguire diversi risultati: ridurre i consumi energetici attraverso un aumento dell’efficienza energetica; ridurre l’incidenza della spesa energetica sul fatturato;  ridurre le emissioni di anidride carbonica e gas serra.
 

I certificati bianchi, cosa sono?

I “certificati bianchi”, chiamati anche “Titoli di Efficienza Energetica” (TEE), attestano il conseguimento di risparmi energetici attraverso l’applicazione di tecnologie e sistemi efficienti nelle imprese e nella Pubblica amministrazione. Vengono emessi dal Gestore del Mercato Elettrico (GME) sulla base delle certificazioni dei risparmi conseguiti, effettuate dall’Autorità. Un certificato equivale al risparmio di 1 tonnellata equivalente di petrolio (tep), che è l’unità convenzionale di misura usata comunemente nei bilanci energetici per esprimere tutte le fonti di energia tenendo conto del loro potere calorifico.

L’Autorità valuta i risparmi energetici conseguiti dai singoli interventi e autorizza il GME all’emissione dei certificati bianchi. I TEE sono emessi dal Gestore del mercato elettrico (GME) a favore dei distributori, delle società controllate dai distributori medesimi o a favore di società operanti nel settore dei servizi energetici (E.S.CO) con l’obiettivo di certificare la riduzione dei consumi conseguita attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica. Il meccanismo attualmente è oggetto di una revisione che apporterà alcune semplificazioni, oltre a determinare gli obiettivi quantitativi di risparmio energetico per gli anni 2021-2024 da conseguire attraverso i TEE.

Gli strumenti delle E.S.co

Al raggiungimento degli obiettivi previsti nel Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, pari a 1 Mtep di risparmi annui previsti nel settore industriale fino al 2030, sono destinati i fondi per la transizione verde, indirizzandoli verso gli strumenti necessari ad identificare e ottimizzare gli interventi di efficienza energetica nelle imprese. Tra essi le cosiddette E.s.co, società che forniscono servizi energetici volti al miglioramento dell’efficienza energetica con garanzia dei risultati, che hanno già sviluppato una serie di strumenti  consolidati che vanno dal  monitoraggio continuo dei consumi energetici che garantiscono il contenimento dei costi associati all’energia, fino a progetti di ottimizzazione con cogenerazione e trigenerazione, teleriscaldamento, rinnovo impianti ecc., fino a veri e propri contratti di Prestazione Energetica,  dove il fornitore è responsabile del raggiungimento degli obiettivi di efficienza, degli impianti e della qualità del servizio offerto.
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a cura della redazione di e-gazette