Respirare aria indoor di buona qualità è un fattore rilevante per la nostra salute e il nostro benessere: si stima infatti che, tra casa e luogo di lavoro, ben il 90% della nostra esistenza si svolga in ambienti chiusi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in effetti, ha inserito l’indoor air quality tra i principali fattori di rischio per la salute (fonte: Global Health Risks: Mortality and burden of disease attributable to selected major risks). Tra le patologie correlate a ciò che respiriamo al chiuso, le malattie allergiche e quelle respiratorie hanno un grande rilievo e la loro incidenza sta aumentando in tutta Europa. L’asma colpisce la popolazione adulta europea nella misura del 3-8%.
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Inquinamento domestico: cos’è?
Quando si parla di qualità dell’aria indoor (o Indoor Air Quality, IAQ) si fa riferimento all’aria interna che si respira in ambienti confinati, come abitazioni, uffici pubblici e privati, strutture comunitarie (ospedali , scuole, uffici, caserme, alberghi, banche), ambienti destinati ad attività ricreative e sociali (cinema, bar, ristoranti, negozi, strutture sportive), mezzi di trasporto. L’aria indoor è costituita dall’aria atmosferica esterna che entra negli ambienti confinati attraverso la ventilazione naturale e/o artificiale: qui l'ossigeno presente nell’aria viene gradatamente consumato, mentre con la respirazione e la traspirazione umana vi vengono immessi elementi come il vapor acqueo, l’anidride carbonica (CO2) e diverse sostanze organiche.
Inquinanti indoor, quali sono?
Ma quali sono le principali fonti interne di inquinamento? Anzitutto quelle prodotte dagli esseri umani e dagli eventuali animali presenti, poi la polvere - un ottimo ricettacolo per i microrganismi -, le strutture e i materiali edili, gli arredi, gli impianti (condizionatori, umidificatori, impianti idraulici), infine l’aria esterna. Inoltre, anche molte attività degli occupanti possono influenzare la qualità dell’aria degli ambienti chiusi: uno dei fattori principali è, ovviamente, il fumo passivo di tabacco, oltre ai processi di combustione di petrolio, gas, cherosene, carbone e legna. Ricerche di chimica analitica hanno dimostrato che il fumo passivo di sigaretta contribuisce all’inquinamento degli ambienti chiusi con significative concentrazioni di nicotina, oltre che di sostanze irritanti, tossiche e cancerogene. Ci sono poi anche i processi di combustione per la cottura dei cibi e il riscaldamento degli ambienti, che contribuiscono all’aumento della concentrazione di ossido e biossido di azoto (NO ed NO2), anidride carbonica (CO2) e monossido di carbonio (CO). Altre potenziali fonti di inquinamento indoor sono i prodotti per la pulizia e la manutenzione della casa, i prodotti antiparassitari e l'uso di colle, adesivi, solventi. Da ricordare, poi, l’emissione di sostanze inquinanti generate dall’utilizzo di strumenti di lavoro come stampanti, plotter e fotocopiatrici. Anche gli impianti di condizionamento possono rappresentare fonti di inquinamento biologico o chimico, specie se mal progettati, in cattivo stato di pulizia e manutenzione. Colonie di microrganismi possono annidarsi e moltiplicarsi negli impianti in cui vi è presenza di acqua, per lo più stagnante, come umidificatori e condizionatori di aria, vaporizzatori, sistemi di riscaldamento, frigoriferi autosbrinanti, impianti idrici.
Il ruolo degli inferenti endocrini
Di recente, numerose evidenze scientifiche hanno rilevato nuove sostanze chimiche denominate interferenti endocrini. Gli interferenti endocrini sono delle sostanze chimiche che possono alterare il normale equilibrio ormonale accendendo, spegnendo oppure modificando i segnali inviati dagli ormoni, causando effetti avversi in un organismo. L'elenco di queste sostanze non è definitivo e comprende sostanze che persistono a lungo nell’ambiente e si concentrano negli organismi viventi, ma anche negli alimenti.
Tra questi, l’Istituto superiore di sanità include il Perfluorottano sulfonato (PFOS) e l’acido perfluorottanoico sale ammonico (PFOA), che sono composti chimici presenti nell'ambiente. Sono usati in processi industriali e beni di consumo (tappeti e rivestimenti in tessuto idrorepellente e antimacchia), prodotti di carta per uso alimentare, alcune vernici per pavimenti.
I polibromodifenileteri (PBDE) sono sostanze chimiche di produzione industriale usate principalmente come ritardanti di fiamma, al fine di rendere meno infiammabili i prodotti. Sono inseriti nella lista degli inquinanti organici persistenti (POPs) perché tendono ad accumularsi nei tessuti grassi degli organismi. Possono essere usati nella fabbricazione di mobili, tendaggi, tappeti, imbottiture in schiuma di poliuretano.
Il Dietilesilftalato (DEHP) è un plastificante appartenente alla famiglia degli ftalati usato principalmente per rendere flessibile il cloruro di polivinile (PVC). È un inquinante che può essere presente nella plastica monouso, in vassoi, pellicole, imballaggi per il trasporto. Il PVC è utilizzato per i pavimenti e nei rivestimenti murari.
L’incidenza degli inquinanti esterni
Se si soggiorna a lungo in luoghi che sorgono in prossimità di aree ad elevato inquinamento, come strade molto trafficate, parcheggi o autofficine, si può anche subire la penetrazione di inquinanti dall'esterno. Quanto influiscono le concentrazioni di particolato ultrafine sull’inquinamento indoor dei nostri spazi lavorativi? E quali possono essere gli effetti a lungo termine sulla salute umana? Lo studio “VIEPI – Valutazione Integrata dell’Esposizione al Particolato Indoor” è stato avviato da Inail con ENEA, Sapienza Università di Roma, Università di Cagliari e Cnr.
Per Enea è il primo progetto dedicato alla qualità dell’aria in ambienti confinati. Il compito permetterà di focalizzare l’attenzione sull’inquinamento indoor da particolato ultrafine con una relativa analisi tossicologica. Il particolato atmosferico è infatti fra gli inquinanti che meritano maggiore attenzione per la sua complessità chimica e dimensionale e per la sua capacità di penetrare nel corpo umano colpendo diversi organi, fra cui polmoni, cuore, fegato, reni e cervello. Fra i meccanismi con cui le particelle atmosferiche esercitano la loro azione tossica sugli organi bersaglio è stato evidenziato lo stress ossidativo, l’indebolimento delle difese immunitarie e l’aumento delle infiammazioni delle vie aeree e dell’organismo in generale.
Di recente è stato messo in luce come anche la presenza e il movimento degli individui all’interno degli ambienti chiusi costituiscano una sorgente importante di particolato, che si aggiunge alle altre sorgenti interne e alle infiltrazioni provenienti dall’esterno (per esempio, le particelle prodotte dal traffico veicolare). Gli individui costituiscono, quindi, sia una fonte sia un recettore dell’inquinamento stesso.
Materiali che causano allergie
Come già accennato, i materiali utilizzati per la costruzione e per l'arredamento possono contribuire anch’essi all’inquinamento indoor: le emissioni generate da questo tipo di materiali, pur diminuendo gradualmente nel tempo, perdurano poi per tutto il ciclo di vita utile dell’edificio. Uno studio pubblicato su Environmental International da alcuni ricercatori statunitensi denuncia livelli potenzialmente cancerogeni di sostanze chimiche tossiche persino all'interno di abitazioni ristrutturate in maniera eco-friendly: i fattori critici paiono essere costituiti sia dagli interventi di ristrutturazione architettonica che agli arredi e dai prodotti per la cura della persona.
Oggi la tecnologia mette a disposizione gli strumenti necessari a garantire il controllo e la gestione della qualità dell'aria indoor: dai sistemi di diagnosi che permettono di individuare i fattori di rischio a quelli di monitoraggio in continuo, fino alla installazione di sistemi di trattamento aria per eliminare gli agenti inquinanti. Senza dimenticare il fattore umano: la consapevolezza dello stato di salute dell'aria e la conoscenza dei rischi connessi è il primo passo per coinvolgere gli occupanti nel miglioramento della qualità dell'aria.
Per raggiungere l’obiettivo di vivere in un ambiente sano, Siram Veolia ha lavorato alla realizzazione di sistemi per il trattamento e la misura della qualità dell’aria negli ambienti interni, creando il servizio Indoor Air Quality.
La sindrome dell’edificio malato
La Sindrome dell'edificio malato (Sick building syndrome) indica un quadro sintomatologico ben definito, presente in un elevato numero di persone che vivono in edifici moderni o recentemente rinnovati, dotati di impianti di ventilazione meccanica e di condizionamento d'aria. Le manifestazioni cliniche sono aspecifiche, insorgono dopo alcune ore di permanenza nello stabile in questione e in genere si risolvono rapidamente - nel corso di qualche ora o di qualche giorno - dopo l'uscita dall'edificio.
I costi degli allergeni indoor
In Italia il Ministero della Salute ha condotto nel 2015 una “Valutazione quantitativa dell’impatto sulla salute e dei costi diretti/anno attribuibili all’inquinamento indoor in Italia”, che ha tenuto conto solo degli effetti diretti e ha focalizzato l'attenzione sugli inquinanti che causano un effetto più grave sulla salute e per i quali, all'epoca, esistevano delle evidenze molto concrete sulla relazione esposizione/effetto, e cioè gli allergeni indoor (acari, muffe, forfore animali), il radon, il fumo passivo, il benzene e il monossido di carbonio.
Il costo complessivo annuo, così calcolato, è risultato superiore a 152-234 milioni di euro. In realtà il danno economico e sociale attribuibile all’inquinamento indoor in Italia è verosimilmente più elevato di quello riportato nell’indagine, che non ha valutato i costi indiretti, come il calo della produttività.